Sono le sette e trenta di sera e per strada non v'è nessuno, o meglio, v'è solo il simpaticissimo e sempre sorridente zingaro musicante che suona, con amorevole passione, la sua fisarmonica. Con affetto indescrivibile accarezza i tasti della sua fedelissima e forse unica amica, segnandone il ritmo con un movimento ondulatorio, dapprima con la testa, e poi con tutto il resto del corpo, in una danza sedentaria di antiche origini. Svanite le note riprendo a sentire il sonoro rimbombo che producono le mie scarpe a contatto con questo ammattonato levigato dal tempo. Il primo mese di questo 2010, che gli astri prevedono produttivo, è quasi al termine e mentre passeggio iniziano a riaffiorare dalla memoria frammenti di immagini che man mano acquisiscono una sempre più maggiore limpidezza, e passo dopo passo mi riconducono al ricordo di quel giorno, ultimo dell'anno 2007, in cui per una colica epigastrica mi portarono, con l'ambulanza, all'ospedale civile. Dopo avermi fatto una serie di analisi e avermi attaccato una flebo di analgesici mi sistemarono in un angolo tranquillo del pronto soccorso dove, grazie al calore (forse un po' troppo eccessivo ma molto meglio dell'appartamento in cui vivevo dove, per via di quella dannatissima caldaia che funzionava a giorni alterni, faceva un freddo becco) e al conforto di quel posto sicuro, mi addormentai e accadde quel che mi appresto a raccontarvi...
...come una schiumosa onda oceanica avanzano impetuose dentro di noi. Bisognerebbe schiudere un varco e lasciar che si infrangano sui taccuini o sulle mura sempre grigie, anche se più e più volte imbiancate, di questa realtà.
Un accenno
Sono le sette e trenta di sera e per strada non v'è nessuno, o meglio, v'è solo il simpaticissimo e sempre sorridente zingaro musicante che suona, con amorevole passione, la sua fisarmonica. Con affetto indescrivibile accarezza i tasti della sua fedelissima e forse unica amica, segnandone il ritmo con un movimento ondulatorio, dapprima con la testa, e poi con tutto il resto del corpo, in una danza sedentaria di antiche origini. Svanite le note riprendo a sentire il sonoro rimbombo che producono le mie scarpe a contatto con questo ammattonato levigato dal tempo. Il primo mese di questo 2010, che gli astri prevedono produttivo, è quasi al termine e mentre passeggio iniziano a riaffiorare dalla memoria frammenti di immagini che man mano acquisiscono una sempre più maggiore limpidezza, e passo dopo passo mi riconducono al ricordo di quel giorno, ultimo dell'anno 2007, in cui per una colica epigastrica mi portarono, con l'ambulanza, all'ospedale civile. Dopo avermi fatto una serie di analisi e avermi attaccato una flebo di analgesici mi sistemarono in un angolo tranquillo del pronto soccorso dove, grazie al calore (forse un po' troppo eccessivo ma molto meglio dell'appartamento in cui vivevo dove, per via di quella dannatissima caldaia che funzionava a giorni alterni, faceva un freddo becco) e al conforto di quel posto sicuro, mi addormentai e accadde quel che mi appresto a raccontarvi...
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Complimenti per le tue opere fotografiche.
RispondiEliminacomplimenti di cuore per i baballotti....lidia e paolo
RispondiEliminaEnzuccio.. tra il treno e il divano ho già letto il tuo libro. Pazzo coraggioso! Complimenti!
RispondiEliminaHo appena finito Linea di confine. 130 pagine che scorrono come un torrente di montagna. Mi è piaciuto tanto, qualcosa un po' meno (ma sono piccolezze). Il libro è bello non c'è dubbio. Il problema? Non riesco più a dormire. Dubbi, paure che mi assalgono. Grazie per le due ore di immaginazione che mi hai regalato.
RispondiEliminaPaolo C.
il tuo racconto è una speranza per chi crede nei sogni e per chi crede di poter cambiare le cose brutte nel nostro mondo... un racconto veritiero in quanto è scritto da un'anima buona e semplice che è tua! in attesa del tuo prossimo libro. bacione!
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