sabato 19 marzo 2011

Da Linea di confine, pag. 11, Cleup casa editrice

15 Agosto




Nell'afa del pomeriggio le cicale ad elettrodo partono al fracasso al primissimo contatto. L'aria ha il sapore arido e ruvido dell'asfalto e del cemento e io son qui seduto, immobile, nel mio bagno di sudore, sul pavimento di linoleum di questa piccola stanza che sembra una cella senza alcuna via d'uscita, senza alcuna possibilità di fuga. C'è chi fugge in cerca di riparo, c'è chi ripara nella fuga.

A occhi chiusi la vita ha il gusto dolce dell'inconscia illusione ma quando li riapri la luce aspra della coscienza ti riporta all'amara consapevole realtà. E io resto qui seduto, immobile. Il ventilatore a soffitto ha ripreso a girare, che sollievo! Ora posso chiudere gli occhi e sognare sino a che non arrivi l'oscurità, con la speranza che la notte oltre ai consigli porti anche un po' di frescura.

Di notte amo uscire, girare, senza alcuna meta vagare per le strade suggestive e deserte. Unico punto di riferimento son le stelle, attraverso i loro occhi posso guardare, penetrare inosservato in tutte le case, come fa il fotografo con il suo teleobiettivo: sbirciare ogni anfratto e ogni angolo, anche il più nascosto. Di notte la città non è la stessa, cambia volto, è ricca di fascino e di mistero.

Piazze, vicoli, portici, l'ispirazione viene da lontano. Scienziati, accademici, illustri poeti, nell'aria troneggia il loro capo d'alloro. Inspiro a pieni polmoni e continuo a inoltrarmi nella notte senza tempo.

Dopo un lungo cammino mi siedo sulla scalinata della Gran Guardia. Il lastricato bagnato produce delle visioni riflesse di case e lampioni che rendono questa piazza particolarmente affascinante. Il suo incanto mi travolge e mi trascina in lontani ricordi.